Il missile Tomahawk: l’arma invisibile che cambia per sempre le regole della guerra
Un missile da crociera progettato per trasportare una testata esplosiva da quasi 450 chili, capace di portare in volo ordigni convenzionali o addirittura nucleari. Questa è la realtà incredibile del missile Tomahawk, lanciato dalla Marina degli Stati Uniti come una freccia letale che sfugge ai radar, volando a quote bassissime e con velocità subsoniche elevate. Dal suo debutto nella prima guerra del Golfo, il Tomahawk ha rivoluzionato la guerra moderna, trasformandosi in un’arma intelligente, capace di cambiare rotta in volo e di fornire immagini in tempo reale ai comandanti sul campo. Un prodigio tecnologico che ha scritto la storia militare e continua a plasmare gli equilibri globali.
Il missile tomahawk: l’arma invisibile che domina i cieli bellici
Il Tomahawk non è un semplice missile da crociera: è un capolavoro di ingegneria militare capace di portare una testata di quasi 450 chili, convenzionale o nucleare, con una precisione chirurgica. Progettato per volare a quote estremamente basse, sfuggendo ai radar nemici, il missile segue rotte evasive grazie a sofisticati sistemi di guida calibrati per ogni missione. Ma la vera rivoluzione arriva con le sue capacità di adattamento in tempo reale: dotato di una telecamera di bordo, il Tomahawk trasmette immagini ai comandanti durante l’attacco, permettendo di monitorare lo scenario e, se necessario, riprogrammare il bersaglio tra 15 opzioni predefinite o modificare la rotta in volo. Può persino stazionare in aria, in attesa di ordini, trasformandosi in un’arma flessibile e letale come nessun’altra.
Il suo debutto risale alla notte tra il 16 e il 17 gennaio 1991, quando durante l’operazione Desert Storm in Iraq, i primi missili lanciati su Baghdad furono proprio i Tomahawk. In quella singola notte, ne furono sparati 52, e nel corso della guerra ne vennero impiegati ben 297. Da allora, più di 2.300 Tomahawk sono stati lanciati in teatri di guerra come Iraq, Libia, Siria e Yemen, dove hanno colpito i ribelli Houthi. Un’arma che ha segnato decenni di conflitti, sempre all’avanguardia e temuta da ogni nemico.
Il club esclusivo dei possessori del tomahawk: pochi eletti, potenze globali
Possedere il Tomahawk non è alla portata di tutti: è un privilegio riservato a pochi alleati scelti dagli Stati Uniti. Nel 1995, Washington e Londra firmarono il primo accordo di vendita autorizzando il Regno Unito a ricevere 65 missili, aprendo così un club esclusivo. Per quasi tre decenni, nessun altro paese aveva ottenuto il permesso, fino al 2024, quando l’Australia ha acquistato e testato con successo i Tomahawk, segnando un salto di potenza nella sua marina militare. Il Giappone ha ordinato 400 missili in un accordo da quasi 2,5 miliardi di dollari, mentre a marzo dello stesso anno, le fregate dei Paesi Bassi hanno effettuato il loro primo lancio di prova.
Questi missili non sono solo armi, ma simboli di alleanze strategiche e potere globale. Il presidente Barack Obama li definì nel 2014 “missili molto precisi”, mentre Donald Trump li celebrò come “tecnologia incredibile”. Il ministro australiano per l’Industria della difesa, Pat Conroy, li ha definiti “il gioiello della corona”, capaci di trasformare la capacità di fuoco, deterrenza e l’abilità di colpire obiettivi a distanze impensabili. La scelta di dotare un paese alleato con questi missili è una mossa strategica che modifica equilibri e alleanze in modo profondo, come già avvenuto con i sistemi Patriot.
Il futuro del Tomahawk si intreccia con le tensioni globali e le scelte politiche: la sua possibile consegna a nuove nazioni come l’Ucraina potrebbe riscrivere ancora una volta le regole del gioco militare internazionale, confermando il Tomahawk come l’arma invisibile che domina i cieli e il destino dei conflitti.